Tanti i problemi che l’Osapp ha portato al tavolo convocato dal Prefetto di Lecce alla presenza del Questore, del direttore generale della Asl e del direttore del Carcere di Borgo San Nicola
Che la situazione della Polizia Penitenziaria in generale e nel carcere di Lecce in particolare non sia delle più rosee lo sappiamo dai numerosi e documentati comunicati stampa che i sindacati di categoria inviano quasi tutti i giorni alle redazioni giornalistiche.
Un modo per mettere al corrente la collettività tutta, le istituzioni e i semplici cittadini delle difficoltà in cui versano coloro che garantiscono l’ordine, la disciplina e la sicurezza negli istituti di pena che, come ricorda la Costituzione Italiana, non possono trasformarsi in lager bensì in strutture che devono portare al recupero di chi ha sbagliato prima del suo reinserimento nella società civile.
Spesso le parole della Carta costituzionale, però, sono rimaste lettera morta e nelle carceri italiane si fa una grande fatica ad organizzare la quotidianità, a cominciare dai problemi di sovraffollamento per finire a tutta una serie di carenze che ricadono sui poliziotti penitenziari e sui detenuti. La stessa Unione Europea, in più occasioni, ha richiamato l’Italia al rispetto di politiche carcerarie degne di questo nome, a cominciare dalla costruzione di nuove strutture penitenziarie.
Per far fronte alla situazione leccese si è tenuta ieri una riunione convocata dal Prefetto Maria Teresa Cucinotta, alla quale hanno preso parte il Questore di Lecce, Andrea Valentino, il direttore generale della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo, il Provveditore Regionale dell’ Amministrazione penitenziaria Giuseppe Martone e la direttrice del carcere di Borgo San Nicola Rita Russo. Assente il primo cittadino del capoluogo per impegni istituzionali precedentemente assunti.
I problemi della Polizia Penitenziaria a Lecce
L’Osapp, tramite i delegati dal Segretario regionale Nicola Di Nicoli e del seg Generale Leo Beneduci, Damato e il e Giuseppe Morittu , hanno ribadito la drammatica situazione di carenza di organici nelle file della polizia penitenziaria e in particolare nel ruolo Agenti/Assistenti, cosa che sottopone i poliziotti ad espletare turni di servizio che superano le 8/10/12 ore, ben oltre quelle consentite dalle vigenti norme contrattuali.
Scarsi i sistemi di allarme e di video-sorveglianza e inesistenti i corsi di aggiornamento professionali e di autodifesa. Inadeguate le esercitazioni al poligono di tiro. Insufficienti anche i controlli sullo stato psicofisico dei poliziotti che sono perennemente sottoposti a stress da lavoro.
Per non parlare poi dei mezzi di trasporto: il 90% di essi è fermo per mancanza di fondi necessari alla manutenzione.
L’Osapp si è soffermata sulla mancata fornitura di uniformi e altri capi di vestiario da quasi 8 anni; cosa che non consente di ottemperare al decreto legislativo del 2017 che prevede l’inserimento di nuovi fregi e gradi che le altre tre forze di polizia hanno già visto. Si è discusso anche del mancato pagamento del FESI (i fondi di efficienza istituzionale) che le altre forze dell’ordine hanno già avuto elargiti nel scorso mese di giugno e la polizia penitenziaria intascherà solo nel mese di ottobre dopo vari interventi sindacali.
Il turismo sanitario dei detenuti
Si è denunciato poi il cosiddetto turismo sanitario che vede uscire sistematicamente i detenuti ogni giorno in un arco temporale quasi uguale anche con patologie da gestione ambulatoriali che partono come codici rossi e si trasformano in codici bianchi una volta arrivati presso il nosocomio leccese.
Tanta la disponibilità di tutti a comprendere le ragioni dei poliziotti penitenziari. Quando ai fondi per poter dare risposte adeguate…beh su questo al momento si può fare poco, molto poco.